giovedì 12 aprile 2018

Nadia Battocletti: vi racconto i miei primi 18 anni

Vi presentiamo oggi Nadia Battocletti, una delle più promettenti mezzofondiste italiane al primo anno junior. Abita a Cavareno, in Val di Non (Trentino) e  frequenta il Liceo scientifico Bertrand Russell, Cles. 





Oggi compie 18 anni e abbiamo pensato di farle come regalo quest'intervista. 
Qui trovate il suo profilo Fidal con le prestazioni agonistiche aggiornate:  NADIA BATTOCLETTI


PRESENTAZIONE

Ciao a tutti, sono Nadia, faccio parte del Gruppo Sportivo Fiamme Azzurre, mentre la mia vecchia società è l’Atletica Valli di Non e Sole.
Il mio allenatore-papà è Giuliano Battocletti.

Ho iniziato a praticare l’atletica all’età di 7 anni in occasione del Valligiano, una serie di gare molto conosciuta dalle mie parti. Proprio per questo motivo dopo aver provato la maggior parte degli sport, quali nuoto, arrampicata, danza, golf,tennis,pallavolo, basket... ...i miei genitori mi hanno portato a questa piccola “competizione”.



Cosa in particolare ti è piaciuto della corsa, tanto da preferirla agli altri sport che praticavi? Com’è nato l’amore per questa disciplina? 

Inizialmente consideravo l’atletica come un altro sport, ma fin da subito aveva qualcosa di particolare rispetto agli altri. Ovviamente poi come per tutte le cose si preferisce lo sport in cui si va meglio. 
L’amore per questa disciplina è nato nel momento in cui lo starter ha sparato alla mia prima gara e tutt’ora l’atletica è parte di me.


Immagino che l’allenamento si sia evoluto nel corso anni. Ci puoi sintetizzare a grandi linee come è cambiato?

Fin da piccola papà non ha mai voluto forzarmi, anzi preferiva che andassi a giocare a nascondino o altri giochi piuttosto che allenarmi. Ovviamente, le cose cambiano nel tempo: da prendere l’atletica un po’ seriamente da allieva per poi capire adesso che sarà il mio futuro. 


E in questi primi 18anni qual è il momento più bello e quello più brutto che hai vissuto in questo sport?



Credo che il momento più bello sia stato a Grosseto: sentivo la gente urlare agli ultimi 300... ho ancora il ricordo del tifo negli ultimi 100 metri. La sensazione più bella è quella di avere ritrovato la grinta che ormai davo per smarrita al 2° km.


Sei una mezzofondista molto versatile, spaziando dalla strada alla corsa in montagna, dai cross alla pista. Ma qual è in particolare la tua specialità preferita, o comunque quella in cui ti senti più a tuo agio?

La specialità in cui mi trovo più a mio agio sono i cross: credo per la diversità da percorso a percorso ma anche poiché sui prati non vi è alcun riferimento cronometrico.


Quest’anno, tra l’altro, sei stata convocata per la prestigiosa gara di cross internazionale "Great Edimburgh", dove si sfidano una selezione di atleti della Gran Bretagna, degli Stati Uniti e dell’Europa. Puoi raccontarci qualcosa di questa esperienza?

È stata una bellissima esperienza che ho passato insieme a Valeria e Luca, purtroppo uscivo da un’influenza bella tosta, il mese scorso ci furono gli europei, quindi la mia forse non era assolutamente al massimo.


Presumo che in futuro la tua sarà una presenza fissa delle gare campestri. A parte questo, che obiettivi agonistici hai a breve e a lungo termine? 

Come obiettivi agonistici a breve termine per così dire sono i campionati europei di fine anno in Danimarca dove voglio correre come si deve non come quest’anno a Samorin che ho fatto errori grossolani. A lungo termine i campionati mondiali.


Errori grossolani? Cosa non ti ha soddisfatto della tua prestazione? 

Non mi ha soddisfatto il modo in cui ho corso: nella prima parte di gara mi sono fatta imbottigliare e prendevo tutte le curve esterne ed è proprio stato in quel momento in cui davanti hanno fatto l’azione. L’amarezza di aver visto benissimo la schiena della seconda la ho ancora in gola...


E oltre ai cross, alla pista ci stai pensando? Hai già ottenuto una medaglia di bronzo agli Europei under 20 nei 3000m. Pensi di poter fare bene anche nelle distanze prolungate (5mila e 10mila), o senti più affine alle tue caratteristiche la specialità delle siepi? 

Devo ancora provare specialità come 5mila che quest’anno proverò assolutamente e 10mila che al momento non è nei piani. Si vedrà in quale andrò meglio tra 1500, 3000, 5000 o siepi 


Il mezzofondo internazionale delle ultime decadi è stato dominato dagli atleti africani, keniani ed etiopi su tutti. Come vivi da atleta il confronto con loro? Pensi che possa esserci spazio di inserirsi anche per gli occidentali?  

A mio parere gli africani hanno due gambe, due braccia e una testa come noi. Nulla di più. Siamo noi occidentali che ci poniamo queste barriere psicologiche.


C’è qualche atleta del passato o presente che ti ispira particolarmente? (a parte i tuoi genitori)

Come hai detto bene tu, a parte i miei genitori, El Guerrouj mi ispira particolarmente perché nonostante tutte le sfortune che ha avuto ha sempre guardato davanti e per me è davvero una leggenda.


Oggi, 19 marzo, è la festa del papà. Come descriveresti il tuo rapporto con lui nella sua duplice veste di genitore/allenatore?

Io adoro mio papà, adoro il modo in cui mi allena si capisce che ha una passione fortissima per l’atletica. Ha una mentalità in cui mi ritrovo perfettamente: se la gara va male, c’è una vita intera per recuperare.
Nell’allenamento si alternano momenti divertenti ma anche seri e questo è molto importante. 
Mi fanno sentire sicura le sue parole.


Se potessi scegliere, preferiresti vincere una medaglia importante oppure stabilire un record italiano/europeo/mondiale?

Credo una medaglia, io la gara di Grosseto la ricordo fin dal primo metro. I record hanno il fine di essere battuti, le medaglie per essere ricordate.

(n.d.a. Si me la ricordo quella gara!!! vista in diretta streaming)


Saluti speciali ad amici e fans, e, se ti va, una piccola promessa per il futuro a tutti gli appassionati di atletica leggera. 

Beh vorrei ringraziare i miei genitori che mi hanno cresciuto nel migliore dei modi, il mio ragazzo Jacopo De Marchi che mi è sempre affianco come le mie migliori amiche Denise Bertoldi, Federica Chini e Michela Cesaró. 
Concludo dicendo che la speranza è sempre l’ultima a morire e che ognuno dentro di sé è un campione l’importante è crederci.


Grazie Nadia per la disponibilità e ti auguriamo i migliori successi. Ad Maiora!



n.d.r.
Il papà di Nadia,  Giuliano Battocletti, oltre che suo allenatore, è stato un grande atleta del mezzofondo azzurro. Anche da master ha continuato a gareggiare. Qui trovate il suo profilo con le prestazioni a partire dall'anno 2005. Giuliano Battocletti

Anche la mamma di Nadia, Jawhara Saddougui, ha un passato da atleta sulle piste del Marocco.










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